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Pensieri confusi: gli stati generali dell'ansia

venerdì 19 giugno 2020

Non ho scritto nulla, nonostante io abbia aperto da poco questo blog, perché l’ultimo periodo è stato pieno di lavoro, ansie e domande e ho preferito concentrarmi su me stessa. Devo dire che questo continuo lavorare da casa non è proprio il massimo, sotto certi punti di vista, anche se non posso negare che sia una manna dal cielo perché mi sono momentaneamente trasferita in un’altra regione dove i nonni mi guardano la bimba mentre lavoro.

Perché sì, è impossibile lavorare da casa con gli orari richiesti se hai una figlia di 19 mesi che ti si attacca stile cozza e rifiuta di lasciarti sola, soprattutto durante le conference call. Non è questione di bravura, non è questione di insegnare alla bimba a stare 9 ore a giocare in modo indipendente, è un qualcosa di inconciliabile. Non sarei in grado di lavorare in modo produttivo, di consegnare progetti, fare preventivi, organizzare il lavoro sentendo lei che piange perché trascurata tutto questo tempo. Non è in un’età in cui posso pensare di farlo e sinceramente ci tengo a un suo sviluppo psicofisico decente, già che non vede anima viva da febbraio.

Ho portato mia figlia a fare una passeggiata in un piccolissimo borgo qua vicino dove c’era davvero poca gente e ho notato che era spaventata. Dopo tutti questi mesi chiusa in casa ha completamente perso l’abitudine a stare in mezzo alla gente e questa cosa mi dispiace tanto.

Ho la fortuna di avere un’azienda che ci sta continuando a fare lavorare in smartworking ma ovviamente arriverà al termine anche questo. Di riaperture di nidi non se ne parla e la cosa mi sta terrorizzando. Come posso gestire lavoro e figlia a partire da settembre se nessuno si è interessato alla fascia d’età 0-3, come se non esistessero? È impossibile pensare che i genitori lavorino se non sanno a chi affidare i figli, ma è impossibile anche pensare di lasciare il lavoro.

Italia, non ci siamo. Pagherai carissimo questo tuo menefreghismo verso i bambini e gli adolescenti. E, onestamente, ti starà anche bene.

Lavorando da casa, con marito che fa la spola su e giù per mezza Italia (la sua azienda invece pretende delle giornate in ufficio), non ho molte occasioni per uscire e dare aria al cervello. Ogni giorno cerco di dedicare almeno un’oretta a un’attività che mi rilassa (nel 90% dei casi si tratta di elggere un libro) ma mi sono resa conto che la mia produttività è scesa parecchio. Mi sento poco motivata, stanca, un po’ imprigionata in casa.

L’incertezza del futuro, l’ansia di non sapere come saremo organizzati a settembre, i problemi economici e tante altre paure si stanno facendo sentire.

Sono l’unica che in questo momento, con un’estate così strana alle porte, si sente così? Andrà davvero tutto bene, ce la faremo oppure no?

Inizio ad avere qualche dubbio...

Letture Ritagliate Junior Edition: la top 3 (momentanea) della piccola

mercoledì 3 giugno 2020

Dopo aver parlato di letture per adulti, non posso certo saltare la lista delle letture preferite della piccola di casa. Sto cercando di farle piacere il momento della lettura, proponendole titoli diversi per capire quali sono le sue preferenze (e credetemi, anche così piccoli hanno già le idee ben chiare). Per ora sembra divertirsi parecchio con i libri e adora il momento serale della storia, ormai è il nostro rituale, e spesso devo dire che mi porta dei libri e insiste per leggerli. 

Dita incrociate, mi piacerebbe tanto crescere una piccola lettrice!

Ecco qua la nostra classica!


1)     Il piccolissimo bruco mai sazio di Eric Carle (Mondadori, 1969)


 È in assoluto il libro preferito di mia figlia, affascinata dal piccolo bruchino che scivola tra le pagine alla ricerca di cibo. I piccoli buchi delle pagine, che simulano la via che segue il bruco, e il formato irregolare di alcune illustrazioni le piacciono tantissimo. Adora che le venga letto e adora sfogliarlo da sola, complici le illustrazioni colorate che da ormai decenni fanno compagnia a tanti bimbi. Sicuramente un classico che non passa mai di moda. Dello stesso autore abbiamo anche Ti voglio bene, mamma e Ti voglio bene, papà.


2)     Il colori delle emozioni di Anna Llenas (Gribaudo, 2017)

Non credo che la mia piccola riesca ancora a comprendere appieno il testo, che trovo davvero molto intelligente, ma di sicuro trova divertente che le venga letto con le voci che rispecchiano i vari stati d’animo. Proprio adesso che comincia anche a sperimentare la prima rabbia e la tristezza, in modo molto netto, magari vederli rappresentati e chiamati con il loro nome può esserle utile nella loro elaborazione. 






3)     Cenepentola di Roberto Piumini (Serie Fiabe a Merenda, Mondadori, 2020)

Il libro fa parte di una serie di quattro altre storie (Alice nel paese delle stoviglie, I tre tortellini e Cappuccino Rosso) ed è sicuramente adatto anche a bimbi ben più grandi. Tuttavia, le storielle sono in rima e sembrano quasi filastrocche e mia figlia li adora per questa loro qualità musicale. Anche le illustrazioni sono piacevoli, ma è proprio la loro qualità ‘musicale’ che li ha resi una grande hit del nostro momento lettura. La piccola ha anche espresso chiaramente delle preferenze (anche se va a periodi) e pure i Tre tortellini occupano un posto di tutto rispetto nella sua personale lista di gradimento.


Per chi ha bimbi, quali sono i titoli che adorano? Sarei curiosa di conoscere nuovi libri!

Letture ritagliate: top 3 della pandemia

venerdì 29 maggio 2020

Come forse avrete capito, una delle mie grandi passioni è la lettura. Sono un’avida lettrice fin da quando ho imparato a leggere e i libri sono sempre stati tra i miei più grandi amici. Per me leggere un libro non è solo un momento rilassante, un modo per passare il tempo o un hobby; è una necessità fisica, il più valido aiuto per calmare la mia ansia, un mezzo per fare amicizia con persone simili a me e mi aiuta a sentirmi a casa ovunque io sia. Le pagine di un libro sanno sempre come accogliermi e calmarmi.

Una volta, quasi una vita fa, avevo anche un blog dove recensivo libri e parlavo di questa mia passione. Leggo un po’ di tutto, leggo quando riesco, leggo qualsiasi cosa su cui riesco a mettere le mani, leggo in più lingue, insomma leggo per vivere.

Durante questa pandemia, lavorando da casa solamente in alcuni giorni, ho avuto modo di smaltire la mia (infinita) lista di libri da leggere e volevo segnalarvi questi tre titoli, tra i miei più graditi.

1)     I leoni di Sicilia di Stefania Auci (2019, Casa Editrice NORD, Narrativa)

Ammetto che questo libro è rimasto fin troppo tempo ad aspettarmi e la colpa è solo mia, perché non amo molto frasi in dialetto nei libri e credevo (erroneamente) che ce ne fossero molte di più. Sono stata invece catturata da questa saga familiare e dalle vicende dei vari componenti della famiglia, dallo snodarsi della storia tra le vie di Palermo e della Sicilia, dallo scorrere dei cambiamenti storici dell’Italia di quel periodo che si intrecciano con le vite dei protagonisti. Scritto magistralmente, in grado di tenerti incollata a singola pagina, è stato amore a primo capitolo e mi sono maledetta per aver aspettato così tanto a prenderlo in mano.


2)     Un caso speciale per la ghostwriter di Alice Basso (2019, Garzanti, Narrativa)

Altro capitolo affascinante per l’irriverente Vani, che come al solito si conferma una lettura piacevole, frizzante e divertente. Adoro tutti i personaggi di questa serie, dall’ispettore enigmatico e di poche parole all’adolescente in piena crisi ormonale. Ogni libro della Basso mi ha fatto appassionare sempre di più a questo mix di umanità che sono gli amici di Vani e mi ha regalato qualche sonora risata perché lo humor della ghostwriter è qualcosa di delizioso e irresistibile. Tutti i libri di questa serie sono assolutamente imperdibili e ormai sono un acquisto automatico al giorno dell’uscita.

3) Trilogia Truly, Devious (Truly, Devious, The Vanishing Stair, The Hand on the Wall) di Maureen Johnson (2018-2020, Katherine Teghen Books, Young Adult)

Premetto di non aver controllato se questi libri sono stati tradotti in italiano, ma erano nella mia pila da tanto tempo. Avevo aspettato a leggerli con cognizione di causa, sapendo che era una trilogia e che il finale lasciava tutto molto aperto (cosa che amo/odio, soprattutto quando devo attendere anni per la conclusione di una serie). Dato che l’ultimo libro è finalmente uscito a gennaio ho fatto una bella maratona e mi sono trasferita alla Ellingham Academy insieme a Stevie e ai suoi amici, per scoprirne i delitti vecchi e nuovi. Ho un po’ un debole per i libri ambientati nelle boarding school, aggiungeteci un pizzico di thriller e la ricetta è perfetta per me. La storia è davvero carina, certo non memorabile, ma perfetta se amate un bel mistery dal sapore adolescenziale.

Smart(?)working e famiglia

venerdì 22 maggio 2020

Per completare questi post introduttivi non posso non parlare della situazione che stiamo tutti vivendo, uscita direttamente da un film distopico. Non pensavo mi sarei mai ritrovata a vivere una pandemia e un lockdown, a dover mettere mascherine per andare a fare spesa e a non vedere mio marito per…ormai ho perso il conto dei giorni. Tanti, troppi.

La notizia ci è arrivata il 23 febbraio, di ritorno da una passeggiata al parco con la piccola. Scuole e nidi chiusi a causa dei contagi in Lombardia nella parte più a ovest dell’Emilia-Romagna. Nella nostra città non c’era nessun caso, il virus pareva lontano, ma scuole e nidi hanno chiuso, in via precauzionale. E da lì è cominciato il dramma, che ancora stiamo vivendo, per tutta la nazione.
Devo dire che la mia azienda è stata rapida ad attivarsi: tutti i genitori hanno potuto usufruire immediatamente dello smartworking (che comunque era una pratica già diffusa in azienda per due giorni alla settimana) e poco dopo è stato esteso a tutti. Purtroppo è arrivata anche la cassa integrazione, ma nei giorni in cui si lavora c’è un grosso problema.

Ovvero la figlia.

Mia figlia andava al nido e da quando ha iniziato a 10 mesi devo dire che si è trovata benissimo. Si è abituata subito, la mattina usciva di casa contenta e adorava le sue ‘dade’ (nome con cui chiamano le educatrici in questa zona). Ho notato grossi miglioramenti e progressi da gigante, tanto che ora invece ho notato la cosa inversa.

Comunque, non so se abbiate mai lavorato a casa con una bimba di 15 (ora 18) mesi. Spero di no, perché lavorare è praticamente impossibile. Fatevi voi una videocall con il capo e la bimba che decide improvvisamente di piangere a dirotto per motivi sconosciuti, o doverla mettere a dormire quando invece hai delle scadenze da rispettare. Magari se si ha un lavoro flessibile in termini di orario può essere più fattibile, io sono vincolata a ore, minuti, urgenze, meeting e non se ne parla. I
bimbi hanno delle esigenze e lavorare davanti a un pc non permette di prendersi cura di loro. La mia piccola non gioca da sola, si irrita se sto al computer e non le presto attenzione, non riesce a stare tutto il tempo chiusa in casa, picchia sulla porta per uscire, ha i suoi orari. E giustamente, direi io, a questa età cosa si pretende? Che si intrattenga da sola? La devo piazzare davanti alla tv dopo che praticamente tutti i medici dicono di evitarla i primi anni di vita?
Questa non è la realtà...

Lavoro o guardo la figlia? Tutte e due le cose non le posso fare, o non riesco a farne manco una decentemente.

Chiaramente tante mamme mi hanno detto che loro sono organizzatissime e riescono a lavorare, badare alla prole, mettere a lievitare la pizza, imbiancare le pareti e il tutto su un piede solo. Riescono anche a spiegare ai bimbi piccolissimi i motivi per cui non devono uscire e i loro bimbi sono super comprensivi e assolutamente sereni. Che devo dirvi, se non bravissime? Siete geniali e i vostri figli sono super intelligenti. La mia non l’ha capito che c’è un virus in circolo, quindi  Non per questo mi sento meno mamma o meno brava, ho proprio smesso di preoccuparmi di queste stupide gare tra mamme parecchio tempo fa. I bimbi non sono tutti uguali e neanche le mamme.

Non mi addentro su questioni politiche, dico solo che 600 euro per una babysitter sono pochissimi (inoltre devi 1) trovarla 2) trovarne una adeguata 3) fidarti di un eventuale contagio) e che tanti genitori non si possono permettere riduzioni (ulteriori) dello stipendi con eventuali congedi. Ma lavorare si deve lavorare e pian piano si ricomincia…quindi dove li mettiamo i bambini? Li diamo ai nonni che, ops, sono i più a rischio? Lo sappiamo sì che gran parte dei genitori non vive vicino ai nonni o potrebbe averli anziani o comunque non in grado di occuparsi dei figli? Nessuno dice che le scuole o gli asili siano parcheggi, ma fingere che non diano una mano ai genitori che in quelle ore lavorano secondo me significa semplicemente essere miopi o mancanti d’intelligenza (vorrei utilizzare un altro epiteto ma sono una signora, anche se inizio a far fatica…).

Ovviamente in tutto questo...spetta tutto alle madri. Ecco. Madri che dovranno rinunciare al lavoro, madri che si stanno già sobbarcando di tutto e di più in questi mesi, madri che devono portare sulle spalle il peso di una società che non si rende conto che esistono ANCHE i padri e che DEVONO (e per fortuna in molti casi VOGLIONO) fare la loro parte. 

Si accettano borse di Mary Poppins (o direttamente Mary Poppins), soluzioni magiche, parole di conforto, whiskey (non il ragnetto) doppio liscio, babysitter che non costino un rene e psicologo h24.

L'eterna ricerca

sabato 16 maggio 2020

Non so più ormai quante volte ho cancellato questo post per trovare l’incipit perfetto, ma ahimè, sono ancora qua ferma a cercarlo. Per questo motivo mi butto e scrivo di getto, altrimenti rimarrò ferma per sempre e a breve il pisolino della birichina sarà finito, così come il mio tempo libero.

Credit: Tina Nord
Quando ho deciso di tornare a scrivere un blog l’ho fatto perché ero stanca, perché non ne potevo più, perché mi piace scrivere cose (non sempre sensate, ma pazienza), perché la mia esperienza precedente era stata divertente, perché avevo bisogno di un piccolo rifugio virtuale su cui ritagliarmi il mio angolino e farne ciò che volevo. Solo che non volevo riprendere il mio blog precedente, incentrato soprattutto sulle mie letture, perché da allora sono passati ben 8 anni e sono cambiate tante cose, io in primis, e sentivo che parlare di libri non era l’unica cosa che volevo fare.

Ma cosa volevo io? Ecco, da quando sono diventata mamma mi sono posta questa domanda milioni di volte, senza mai trovare una risposta soddisfacente. Il punto è che in certi momenti non so ancora cosa voglio, non a livello concreto e fattuale, ma diciamo che generalmente un’idea ce l’ho.

Voglio equilibrio. Per me equilibrio vuol dire trovare il famoso punto medio tra vita famigliare e lavorativa, tra necessità della figlia, della coppia e personali, tra il voler fare sempre tutto perfettamente e l’imparare a delegare e chiedere aiuto, tra cibi sani, genuini e biologici e Sofficini tutte le sere. L’equilibrio per me è capire fin dove posso farcela senza impazzire, imparare che non tutto è possibile, soprattutto con una bimba, ma che tutto non è impossibile. Che posso trovare 


soddisfazione come mamma e come donna e come lavoratrice. È un sottile filo affilato come una lama di rasoio, utopico come il Sacro Graal, ma credo sia quello che mi serva per mantenere un po’ di sanità mentale.

Credit: Sebastian Vortman
E questo equilibrio tradotto in blog per me significa poter parlare di tutto, cose serie e cose frivole, problemi, perplessità, cose che mi fanno felice, tematiche che mi stanno a cuore. Non voglio essere una mamma blogger e parlare solo di bimbi (ho l’orticaria al solo pensiero), o una bookblogger (sarebbe bello leggere come una volta, ma non è proprio possibile) e nemmeno una beauty blogger (considerato lo stato delle mie unghie avrei la stessa credibilità di un venditore di frigoriferi al Polo Nord). Non voglio proprio essere una blogger di nulla, voglio semplicemente parlare. O meglio scrivere. Che sia delle ultime prodezze di mia figlia o del fondotinta copri-occhiaie-da-notti-insonni-causa-denti o dell’ultimo fantastico libro che ho letto, non importa. Che sia delle difficoltà che in qualità di donna e mamma mi capitano lungo la vita o che sia della leggerezza di un episodio divertente, non m’importa.

M’importa di scrivere, magari di confrontarmi, di parlare con chi, come me, ha mille interessi e poco tempo, con chi si ritrova nelle mie parole e con chi invece vede la vita in un altro modo. Dopotutto l’equilibrio non è uguale per tutti e non è uguale nel tempo, penso che sia una continua ricerca, un lavoro che non finisce mai.

Quindi non stupitevi se un giorno mi troverete a parlare di trucchi e il giorno dopo di diritti delle donne. Dopotutto noi donne siamo multitasking!

C’era una volta

lunedì 4 maggio 2020

C’era una volta una me stessa che amava leggere, viaggiare, divertirsi con il marito, fare aperitivi, provare 18 smalti diversi su 10 unghie, andare al cinema, vedersi con gli amici, insomma una ragazza come tante. E, proprio come moltissime altre prima di lei, un bel giorno rimase incinta. Non successe per caso, assolutamente no, era una cosa su cui si erano spese lunghe ore di riflessione, un paio di anni di intoppi lungo la strada, una considerevole dose di ansia e tante speranze.


Credit: Heike Mintel
Dopo una gravidanza in cui non sono mancati problemi originali, il frutto di tanto lavoro è arrivato, stravolgendo tutto e tutti con i suoi pianti, i suoi occhioni blu e il suo caratterino non propriamente facile. Insieme a lei quel giorno sono stati partoriti consigli non richiesti, giudizi su qualsiasi cosa facessi, frasi fatte e soprattutto il classico grande amato ‘Eh, ma tanto poi rimpiangerai questi momenti’.

Ho passato i mesi della maternità a sentirmi sbagliata, a credere di non essere in grado di capire quell’esserino che dipendeva in tutto e per tutto da me, ad ascoltare consigli dati da persone che di bambini ne avranno anche avuti ma che non hanno capito che i bimbi NON sono tutti uguali.
Credit: Bonnie Kittle 

La mia piccola ha avuto un problema che l’ha portata a piangere per ore e che la rendeva estremamente nervosa anche sotto cura e anche adesso il suo caratterino non è certo facile. Non mi ha lasciato tempo libero, a volte neanche per andare in bagno e credevo di aver perso quella me stessa che non stava mai ferma. Quella me stessa che aveva un’identità, una vita, dei progetti.

Non posso dire di aver recuperato tutto, ma questo blog è il mio modo per riprendermi un po’ i miei spazi, per riflettere ad alta voce sul mio percorso appena iniziato di mamma ma anche per non sentirmi ormai solo mamma.

Perché io adoro mia figlia, ma ero, sono e sarò una persona che esisteva prima di lei e che, seppur cambiata, ha una sua esistenza che non ruota tutto intorno a lei. Per quanto ami mia figlia, per me (e dico per me, ognuno ha il suo percorso) è importante anche realizzarmi altrove, al di fuori dell’essere genitore e della famiglia.

Se ogni bambino è a se stante, anche ogni mamma lo è. La maternità non è uguale per tutte, non è rose e fiori, non è sempre bella e non è sempre appagante e totalizzante al 100%. E sono stufa di sentirmi dire il contrario e della gente che vuole farmi sentire sbagliata.

Quindi non chiamatemi solo mamma.